Altra tegola sulle crypto: la bancarotta di FTX.

Dopo le voci di qualche giorno fa di un possibile salvataggio di FTX con l’acquisto da parte di Binance, anche questa opzione si è dissolta al vento, con Binance che ha desistito dall’operazione dopo il crollo del mercato delle criptovalute. FTX ha dichiarato formalmente bancarotta, con l’accesso al concordato preventivo negli Stati Uniti, dopo che la Bahamas Security Commission ne aveva già congelato gli asset. 

Potremmo definire il 2022 come l’annus horribilis delle criptovalute: dopo il crollo dello stablecoin TERRA/LUNA (di cui avevamo parlato in questo articolo), ai primi di novembre il CEO di Binance Changpeng Zhao ha annunciato la vendita delle proprie partecipazioni in FTT, il token proprietario dell’Exchange statunitense FTX, per un valore di oltre due miliardi di dollari. Dopo tale annuncio ovviamente FTX ha cominciato non solo a risentire di un flusso di liquidità importantissimo, ma ha addirittura bloccato i prelievi da parte dei propri utenti a partire dall’8 novembre.

I dubbi di Coindesk sulla solidità del token FTT

La decisione di Binance di vendere tutte la propria disponibilità liquida di FTT, che ha ingenerato poi un effetto a catena su questo token, era stata preso a seguito di una analisi effettuata dalla società Coindesk sui bilanci del fondo di investimento Alameda Research. Tale edge fund, nato anch’esso da un’idea di Sam Bankman-Fried, CEO di FTX, sembra sia risultato essere “pieno zeppo” di FTT, per un valore di oltre 5 miliardi di dollari, tra FTT liquidi ed FTT bloccati a garanzia, mentre le participazioni in altri token, come ad esempio SOL (Solana) ammontavano a molto meno (poco più di un miliardo di dollari). Questa analisi ha fatto pensare che in realtà il valore di FTT fosse stato gonfiato proprio dagli enormi acquisti effettuati da tale fondo, una sorta di società collegata, e quindi non avesse basi stabili: si è diffuso il timore di un nuovo possibile caso TERRA/LUNA.

Da FTT a BTC alle altre crypto: comincia il contagio

Dopo il crollo del token FTT il contagio si è esteso anche a tutte le altre criptovalute: anche le più solide come il Bitcoin e l’Ethereum, che dopo l’episodio di TERRA/LUNA, avevano trovato una propria stabilità (il BTC intorno ai 20.000 dollari con oscillazioni tutto sommato ragionevoli in mercato così volatile) hanno visto precipare il proprio valore con il BTC che ha raggiunto la soglia minimi di 16.000 dollari.

La fuga degli investitori dall’Exchange FTX verso wallets esterni

Dopo queste prime notizie moltissimi investitori che detenevano i propri fondi all’interno dell’Exchange FTX hanno deciso nella peggiore delle ipotesi di liquidare i propri asset oppure nella migliore delle ipotesi di spostare tali assets dai wallet interni all’exchange a wallets esterni, su cui avrebbero potuto esercitare un maggiore controllo.

In effetti il rischio di rimanere all’interno del sistema FTX non si limitava alla sola volatilizzazione del valore delle criptovalute detenute, rischio comune a tutti gli investitori, indipendentemente dalla piattaforma. Il rischio principale quando un colosso delle criptovalute collassa risiede nell’impossibilità di accedere al proprio wallet, ovvero al portafoglio che tali exchanges mettono a disposizione dei propri utenti, senza però rilasciarne le chiavi di sicurezza, le quali restano nella disponibilità dell’exchange stesso. Questa pratica comune a tutti gli exchanges (anche più grandi come Binance, Crypto.com o Coinbase) se da un lato alleggerisce l’utente dell’onere di conservare le chiavi di sicurezza dei propri wallets (ricordiamo che perderle significa perdere per sempre il contenuto dei propri portafogli di criptovalute), dall’altro ha una serie di controindicazioni, sia nel caso di difficoltà finanziarie dei wallet stessi, che nei casi di problemi tecnici dei siti o di attacchi hacker su larga scala. Il nostro consiglio è sempre quello di spostare le risorse all’interno di un wallet gestito in proprio e lasciare all’interno dei wallet integrati negli exchanges solo quelle risorse che servono effettivamente per il trading.

L’intervento di Binance: prima l’interesse all’acquisto di FTX poi il rifiuto.

Dopo l’8 novembre era circolata la notizia di un interesse da parte di Binance all’acquisto e salvataggio della piattaforma statunitense FTX. All’indomani di tale annuncio il mercato delle criptovalute comunque non aveva risposto in termini propriamente favorevoli: la caduta del valore delle principali criptomonete era continuata, anzi forse sembrava accelerare proprio a seguito di tale indiscrezione. Fatto sta che per motivi contingenti legati alla mancata risposta del mercato, o più semplicemente come comunicato da Binance stessa per i dubbi suscitati dalla “due diligence” effettuata sui conti della FTX che risultavano particolarmente a rischio, Binance ha ritirato l’offert di acquisto giovedì scorso, in tempi rapidissimi, il giorno 10 novembre 2022. In concomitanza ancora una volta le principali criptovalute sono crollate, e ad oggi anche il BTC non riesce a scostarsi dalla soglia minima del 16.000 dollari.

La bancarotta di FTX, il concordato e le dimissioni del CEO Sam Bankman-Fried

Dopo tutte queste vicissitudini quindi FTX ha deciso di dichiarare bancarotta accedendo negli Stati Uniti alla procedura del concordato per salvare il salvabile (qualora ci fosse qualcosa da salvare). La notizia è freschissima di ieri 11 novembre 2022 e dopo la richiesta effettuata ai sensi del “Chapter 11” della legge fallimentare statunitense, il CEO Sam Bankman-Fried ha dovuto dimettersi dalla FTX.com. Muoiono così, forse per sempre, le ambizioni di uno dei più discussi manager del mondo delle cryptovalute, un manager che negli anni passati era anche intervenuto nel salvataggio di altre società di questo mondo come nel caso della Voyager Digital o del prestito effettuato a BlockFi. A Sam Bankman-Fried succede alla guida di FTX per il processo del concordato il nuovo manager John J. Ray III, a cui però il fondatore sembra voler rimanere affiancato per capire cosa “risorgerà dalle ceneri” dopo la ristrutturazione del debito.

Certo l’Exchange FTX.com aveva fino agli inizi di ottobre una capitalizzazione di ben 32 miliardi di dollari, ed è passato dalle stelle alle stalle in pochissimi giorni. Sembra che un buco di almeno 8 miliardi di dollari sia stato il principale motivo della ritirata di Binance, oltre ad una serie di operazioni messe in piedi senza giustificazione dallo stesso Bankman-Fried, come il prestito di 10 miliardi al suo stesso edge fund “Alameda Research” per scommesse rischiose, da cui tutto è partito. L’ex amministratore delegato ha semplicemente liquidato queste sue attività come “una cazzata” (sic!) in un post su Twitter.

Quale futuro per le criptovalute dopo Terra/Luna e FTX.com?

Non è facile per nessuno fare previsioni sul mercato delle criptovalute, soprattutto in questo periodo di profondi scossoni: di certo c’è solo che la fiducia tra piattaforme crypto ed investitori è stata profondamente minata. Il segmento ricerche della JP Morgan stima che a seguito del crollo del token FTT e del fallimento dell’exchange FTX.com potrebbero esserci una serie di “margin calls” a cascata, tali da portare il valore del BTC addirittura verso i 13.000 dollari (non dimentichiamo però che le previsioni di febbraio -prima dei casi TERRA/LUNA e FTX- sempre di JP Morgan a lungo termine vedevano il BTC addirittura a 150.000 dollari!). Anche il CEO di Binance Changpeng Zhao in una conferenza in Indonesia ha riferito che i prossimi mesi saranno cruciali, e sicuramente al ribasso per tutte le principali cryptovalute, tra cui anche il Bitcoin. Zhao però si è dimostrato più speranzoso in una successiva, autonoma, ripresa di tutto il fenomeno.

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